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MARIA E’ LUCE NEL NOSTRO CAMMINO

24/12/2020

 
Continuiamo a muovere i nostri passi in questa situazione di pandemia globale; senza dubbio è una realtà che ci riguarda e che ci tocca come cristiani, che viviamo la nostra identità mariana con il carisma salesiano.
Qualcuno sta vivendo con preoccupazione, qualcun’altro con paura, altri ancora si sono isolati per prevenire possibili contagi: le reazioni sono tante e diverse, tutte comprensibili e meritevoli di rispetto. Così come d’altra parte ci sono tante persone che operano con la finalità di ritornare alla normalità che vivevamo fino ad alcuni mesi fa. Ed in questo scenario, che può oscurare le nostre convinzioni più profonde e il nostro sguardo di speranza e fiducia, noi guardiamo a Maria.
Ancora una volta Lei viene in aiuto dei suoi figli, viene in nostro aiuto, per illuminare il nostro cammino, perché Maria è luce per le nostre vite.
La luce ha sempre goduto della simpatia di Dio e degli uomini, perché Dio è luce (Gv 1, 4-5) che viene ad illuminare la vita degli uomini. E ognuno di noi, nel disegno di Dio, essendo stato creato a Sua immagine e somiglianza, è chiamato ad essere sale della terra e luce del mondo (Mt 5, 14). La luce rappresenta nella creazione e nella provvidenza, l’origine della vita, poiché il creatore è Dio (Gn 1, 3). Quello che Dio pensa, esiste; di conseguenza il pensiero di Dio è generativo e crea bellezza e bontà per la vita di tutti noi. Il culmine si raggiunge nella maggiore manifestazione terrena di Gesù sul Tabor, quando si trasfigura davanti ai Suoi discepoli (Lc 9, 28-36).
Ma da dove proviene questa luce di Gesù? Senza dubbio dalla sua divinità, dalla sua vera e profonda identità, anche se dobbiamo ricordare che Dio ha voluto avere una Madre per ricevere il suo essere, la sua esistenza terrena. Pertanto Maria è madre della luce, come affermerà lo stesso Gesù: Io sono la luce del mondo (Gv 8,12). Così anche Maria è luce, perché nessuno può dare ciò che non ha. Nel caso della nostra Madre, Lei ha ricevuto dal Padre. Lei, la pura, la vergine, la piena di grazia. Dio l’ha creata così dall’eternità perché fosse la madre di Suo Figlio, della luce, del sole che nasce dall’alto.
Maria, è anche nostra madre. Don Bosco ce lo ricorda commentando il momento della crocifissione descritto nel vangelo di Giovanni, nelle cui parole i Santi Padri riconoscono tre grandi verità:
1 che San Giovanni segue in tutto e per tutto come figlio di Maria
2 che pertanto tutti i compiti materni che Maria esercitava con Gesù passano ora al nuovo figlio Giovanni
3 che nella persona di Giovanni, Gesù ha voluto comprendere tutto il genere umano
Maria - dice San Bernardino di Siena- con la sua cooperazione amorosa al ministero della Redenzione ci ha veramente generati sul calvario alla vita di grazia; per quanto concerne la salute, siamo tutti nati dai dolori di Maria con l’amore del Padre Eterno e dalle sofferenze del suo Figlio.
E’ in questi preziosi momenti che Maria diventa rigorosamente nostra Madre.
Siamo dunque figli di Maria ed Ella è luce per ognuno di noi. Siamo invitati a diventare LUCE per il nostro mondo che attraversa questa situazione di incertezza ed insicurezza.
Chiediamo quindi a nostra madre che illumini le nostre vite: pensieri, sentimenti, azioni e affetti e che possiamo anche illuminare con la sua luce la vita di tante persone che vivono nell'oscurità.
Vi invito ad accendere una piccola candela in casa vostra con un’immagine della Madonna perché il suo amore illumini il nostro cammino, e a contemplare nel corso di questo mese i misteri luminosi del rosario affinché le sue meditazioni ogni giovedì possano aiutarci a vivere la vita in chiave salesiana e di speranza.

Cronaca di Famiglia

24/12/2020

 
Maria Ausiliatrice celebrerà il 125° anniversario dell'Arciconfraternita con un vasto programma di eventi
L'Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice ha presentato il programma degli eventi e del culto per il 125° anniversario della sua fondazione, che sarà commemorato nel 2021, se le circostanze sanitarie lo permetteranno, sabato 24 ottobre, nell'aula magna della casa salesiana. Manuel Jiménez Ávila, presidente della associazione e il consiglio locale dell’ADMA hanno proposto un programma basato su 4 aree: religiosa, formativa, culturale e sociale.
https://youtu.be/Db6PEep6cv0
 
Italia – Iniziata l’Adorazione Permanente nella Cappella Pinardi di Valdocco
Torino, Italia – ottobre 2020 – Una volta inaugurato il Museo Casa Don Bosco, lo scorso 4 ottobre, e dopo aver ascoltato le richieste di molti fedeli in questi ultimi anni e il desiderio di tanti amici dell’opera salesiana di Valdocco, in perfetta sintonia con il progetto previsto per i Luoghi Salesiani della Casa Madre, e con l’appoggio del Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, e di tutte le persone che hanno lavorato per rendere realtà questo sogno, il 24 ottobre, commemorazione mensile di Maria Ausiliatrice, è iniziata l’Adorazione Permanente alla Cappella Pinardi di Valdocco. Dalle 8:30 alle 20:30 la Cappella Pinardi resterà aperta per coloro che cercano a Valdocco un luogo di preghiera tranquillo, sereno e silenzioso. Già durante il giorno dell’inaugurazione un buon gruppo di persone si è recato nella cappella per pregare il Rosario, ringraziare il Signore per questo meraviglioso dono, e presentare al Signore i loro bisogni più profondi.
 
Italia – La forza dei santi
(ANS – Venezia) – I santi… forse dovremmo pregarli di più e più intensamente, appellarci più spesso alla loro intercessione, implorare che intervengano a salvare e a salvarci. I santi ci sono, ma attendono di essere scomodati: si propongono, ma non si impongono. Conoscerne la loro storia va bene e avere l’immaginetta in tasca altrettanto, ma chiedere con forza il loro intervento è un’altra cosa. Forse presuntuosamente pensiamo di farcela da soli, vittime anche noi di un mondo che ha messo le persone in mano a sé stesse, al finito, e non in mano a Dio, all’Infinito.
E così ci accontentiamo di arrabattarci tentando di fare il possibile invece di osare l’impossibile. Ricorriamo pure a mille strategie, certamente importanti, anche in campo educativo, ma non dimentichiamo che il Cielo è per noi una polveriera di Grazia: basterebbe una scintilla di fede per farla esplodere!
Vorrei avere più fede! Quella di Don Bosco, quella che ho colto negli occhi di mia madre quando mi ammalai di meningite tanti anni fa, quella di mia nonna che diceva tutta la novena di Natale in ginocchio sui gradini delle scale. Vorrei che i nostri santi ci elargissero la stessa audacia che hanno tanti uomini e donne dei nostri giorni, quel coraggio che sa andare oltre le mille paure a cui ci appelliamo e che talvolta ci portano a marinare la vita.
Vorrei che dinanzi ai problemi quotidiani – grandi o piccoli, pesanti o leggeri – il primo nostro atteggiamento fosse di lanciare una nuova sfida al Cielo per scatenare la forza e la determinazione dei santi. Vorrei che imparassimo tutti a non promuovere i nostri limiti a scusa per giustificare scelte che disarmano la radicalità e allontanano la generosità dei santi.
Vorrei che nelle nostre comunità lasciassimo salire in cattedra i santi per insegnarci a combattere insieme il maligno. Vorrei che gli amici del Cielo, i santi, ci insegnassero la preghiera “ab-soluta”, ovvero sciolta da qualsiasi tipo di richiesta personale, quella orazione in cui il nostro io si perde in Dio fino a dire, come Carlo Acutis, “Non io, ma Dio”.
I santi moltiplicano i desideri e così allargano il nostro cuore. È questa la vera forza dei santi: essere ombra e non luce, nascondimento e non vetrina, ostensione e non ostentazione, cruna dell’ago e non cruna dell’ego. I santi son maniglia e non porta. Ci permettono di aprire la porta, ci aprono al Mistero, ma non si mettono al posto della porta. Son maniglia. Dovremmo imitarli in questa loro capacità di essere l’ombra della Luce. La loro forza è umile bellezza da sempre, è energia fresca per l’oggi, è inesauribile speranza per il tempo che verrà, è certezza che non siamo soli. I santi non sono modellini perfetti, ma persone attraversate da Dio. Possiamo paragonarli alle vetrate delle chiese, che fanno entrare la luce in diverse tonalità di colore (Papa Francesco). Abbiamo bisogno dei santi del Cielo e abbiamo bisogno di santi sulla terra, di vetrate che colorano i nostri cortili perché si lasciano trapassare dalla Luce.
Dei santi mi colpisce la loro determinazione nel dichiarare guerra al male e la loro coscienza che il maligno non rinuncia alla belligeranza. Sono coloro che hanno afferrato che il male fa male, ferisce e uccide, e proprio per questo vivono nelle trincee della carità lì dove si vive immolando la vita. Educare è insegnare che val la pena lottare contro il male, ed è plasmare la coscienza affinché abbia un palato fine per ciò che è vero, buono e bello, capace di aver gusto per la Vita. Educare è una battaglia in cui i nostri santi, se arruolati, avanzano e permangono in prima linea.

3. Ravvivare il dono ricevuto

24/12/2020

 
Il primo punto del Messaggio di papa Francesco al Capitolo Generale 28° dei salesiani è un invito a ravvivare il dono che hanno ricevuto. Ogni carisma non è qualcosa di morto che va custodito in un cimitero, ma un fuoco vivo che va continuamente ravvivato perché illumini e scaldi. Francesco afferma che «vivere fedelmente il carisma è qualcosa di più ricco e stimolante del semplice abbandono, ripiego o riadattamento delle case o delle attività; comporta un cambio di mentalità di fronte alla missione da realizzare» (Messaggio al CG28). Nessuno di noi deve semplicemente rifare quello che ha fatto don Bosco, quasi in una forma letterale e passiva. Questa sarebbe seguire una logica di “fedeltà ripetitiva”, tipica delle fotocopiatrici; diversa è invece la “fedeltà creativa” dello Spirito Santo, che è prima di tutto Colui che continuamente fa nuove tutte le cose. Quest’ultima evita sempre due estremi – «né adattarsi alla cultura di moda, né rifugiarsi in un passato eroico ma già disincarnato» – ed entra nel ritmo del discernimento, che solo può aiutarci a ravvivare il dono carismatico che abbiamo ricevuto (cfr. 2 Tm 1,6-7) (Messaggio al CG28).
Esso esprime anche l’impegno più genuino di fedeltà dinamica a Don Bosco, che ha voluto l’Associazione di Maria Ausiliatrice come un segno della sua riconoscenza alla presenza materna della Madonna nella sua vita e nella sua opera, e come una forma di vita cristiana centrata sulla conoscenza, l’amore, l’imitazione della Vergine Maria. Devozione secondo il cuore di don Bosco significa: affidamento, imitazione, passione apostolica ed educativa. “Irradiazione” richiama l’impegno ad essere “luce del mondo” (Mt. 5,14), a “portare il fuoco sulla terra” (Lc.12,49), a cooperare alla missione di Cristo per la salvezza delle anime sotto la guida materna di Maria, riconoscendo nell’Eucarestia la fonte ed il culmine di tutta la loro vita.
Ragionare come Don Bosco, osservando la realtà che ci circonda, trattando le persone, e in primo luogo i giovani bisognosi, con amorevolezza, offrendo loro quello di cui hanno bisogno per essere in grado di crearsi un futuro promettente. Viviamo in tal modo, con l’aiuto potente dell’Ausiliatrice, la nostra fede che manifesta la presenza di Dio nel mondo.
 
“Prendere Maria nella propria casa”. Educazione ed evangelizzazione famigliare alla scuola e nell’imitazione di Maria donna di casa. La vera devozione mariana fa della famiglia un luogo di accoglienza della vita e di educazione all’amore, alla fede e alla speranza. La sua icona biblica è quella della visitazione di Maria alla casa di Elisabetta e di Zaccaria e il suo tratto salesiano è quello dello spirito di famiglia che permea tutti gli aspetti e le relazioni della vita: essere Maria nella propria famiglia coltivando gli atteggiamenti dell’accoglienza, dell’ospitalità, dell’ascolto e insieme dell’aiuto concreto e della disponibilità generosa. La famiglia è nucleo fondamentale della società e della Chiesa. Il carisma salesiano nell’animazione della famiglia ritorna alle sue origini e la famiglia nell’incontro con lo spirito di don Bosco acquista dinamicità e gioia evangelica, nella pratica della pedagogia della bontà propria del Sistema Preventivo. In un contesto di emergenza educativa e di apostasia dalla fede è strategica una particolare attenzione alla situazione attuale della famiglia, soggetto originario dell’educazione e primo luogo dell’evangelizzazione. Tutta la Chiesa ha preso coscienza delle gravi difficoltà nelle quali essa si trova e avverte la necessità di offrire aiuti straordinari per la sua formazione, il suo sviluppo e l’esercizio responsabile del suo compito educativo. Per questo anche noi siamo chiamati a fare in modo che la pastorale giovanile sia sempre più aperta alla pastorale familiare. La bella e tradizionale pratica delle “Cappelle domiciliari” va proposta e vissuta in tale prospettiva. Maria desidera che le famiglie preghino unite; che i genitori preghino con i propri figli e dialoghino di più con loro, perché la preghiera è la medicina che cura tante ferite e infonde forza e speranza. Infatti, creando un clima di famiglia coinvolgente, all’interno e attorno alle sue opere, Don Bosco non solo diede origine a un particolare stile di rapporti interpersonali e di autorità, ma, guidato da Dio, fece sorgere un’identità carismatica condivisa e condivisibile, che si esprime nello spirito e nella missione salesiana.
 
In tal modo, l’azione dello Spirito Santo guidò Don Bosco a dar vita a varie forze apostoliche, prime, ma non uniche, quelle da lui stesso fondate. Il suo progetto originale, non pienamente raggiunto durante la sua vita, restava come un dinamismo da sviluppare: la Famiglia Salesiana con i suoi innumerevoli gruppi ne è la prova storica evidente. Don Bosco aveva dunque iniziato la sua opera a favore dei ragazzi poveri, fondando la Congregazione salesiana (la cui sigla SDB significa Salesiani Don Bosco), quindi l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (la sigla è FMA), i Salesiani Cooperatori (SSCC), come anche l’Associazione di Maria Ausiliatrice (ADMA). Ma tutto questo non era che il seme di cui parla il Vangelo; quel seme piccolissimo, che ha davanti a sé un grande avvenire: di diventare un grande albero. Questa immagine oggi per tutti i figli di Don Bosco è diventata un’icona, e tutti quelli che conoscono questa realtà parlano ormai con piena consapevolezza dell’“albero della Famiglia Salesiana”.
 
Un vero ritorno a Don Bosco non può prescindere dalla devozione all’Ausiliatrice così cara al suo cuore apostolico e al cuore dei suoi successori. È un’eredità carismatica di Don Bosco da riscoprire e da promuovere soprattutto oggi, quando la lotta tra Dio ed il suo nemico diviene sempre più rabbiosa nel mondo inghiottito terribilmente da un secolarismo intento a creare un’umanità senza Dio, da un relativismo che soffoca i valori permanenti ed immutabili del vangelo e da un'indifferenza religiosa che resta imperturbabile di fronte ai beni superiori e alle cose che riguardano Dio e la chiesa. Questa battaglia fa innumerevoli vittime nelle nostre famiglie e tra i nostri giovani. La Vergine Maria sta tessendo un'immensa rete tra i suoi figli e figlie spirituali contro le forze del Maligno nel mondo intero, e prepara la vittoria del Figlio, Gesù Cristo.
 
Siamo chiamati a fare nostro lo spirito di don Bosco per reinterpretarlo nel rinnovato contesto in cui viviamo e operiamo. Bisogna, da questo punto di vista, saper distinguere adeguatamente tra la “missione della Chiesa”, che è sempre la stessa per tutte le epoche e per tutti i territori, e la “pastorale della Chiesa”, che è sempre diversa in ogni tempo e nella diversità dei contesti. La missione di don Bosco è certamente la nostra missione – “essere segni e portatori dell’amore di Dio ai giovani”, si potrebbe dire in forma sintetica – ma la pastorale dipende da molti fattori che oggi sono in continuo e repentino cambiamento. Per questo papa Francesco nel Messaggio al CG 28 inizia questo primo punto dicendo che «pensare alla figura di salesiano per i giovani di oggi implica accettare che siamo immersi in un momento di cambiamenti, con tutto ciò che di incertezza questo genera. Nessuno può dire con sicurezza e precisione (se mai qualche volta si è potuto farlo) che cosa succederà nel prossimo futuro a livello sociale, economico, educativo e culturale. L’inconsistenza e la “fluidità” degli avvenimenti, ma soprattutto la velocità con cui si susseguono e si comunicano le cose, fa sì che ogni tipo di previsione diventi una lettura condannata ad essere riformulata al più presto (cfr Cost. ap. Veritatis gaudium, 3-4)».
 
Per la riflessione personale
  • Abbiamo ricevuto tanti doni di Dio: ne siamo consapevoli, riconoscenti. Quali doni il Signore ti ha concesso? Tra gli altri abbiamo ricevuto il dono della Madonna: rendiamo grazie a Dio per questo dono, per questa presenza? Quale grazia Maria Ausiliatrice ti ha donato?
  • Accogliere a Maria nella nostra casa è un dono che ci trasforma la vita e ci invita a vivere l’amore, la fede, la speranza, la disponibilità: come vivo la presenza di Maria a casa, in famiglia? 
Per la preghiera
  • Ravvivare i doni di Dio (2Tm 1,1-7)
Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio e secondo la promessa della vita che è in Cristo Gesù, a Timòteo, figlio carissimo: grazia, misericordia e pace da parte di Dio Padre e di Cristo Gesù Signore nostro. Rendo grazie a Dio che io servo, come i miei antenati, con coscienza pura, ricordandomi di te nelle mie preghiere sempre, notte e giorno. Mi tornano alla mente le tue lacrime e sento la nostalgia di rivederti per essere pieno di gioia. Mi ricordo infatti della tua schietta fede, che ebbero anche tua nonna Lòide e tua madre Eunìce, e che ora, ne sono certo, è anche in te. Per questo motivo ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l'imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza.
Per la vita
  • Visitare una persona bisognosa, farsi presente nella sua situazione, affidarla a Maria.
  • Pregare per i 32 gruppi della Famiglia Salesiana. Li conosci? (cfr il libro pubblicato con la presentazione dei gruppi della Famiglia Salesiana).

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