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Catechesi

Il "Ti adoro"… del mattino

mercoledì 16 ottobre 2024

La preghiera vocale: un tesoro da riscoprire
La preghiera diffusa e la preghiera vocale: il cuore e la bocca, lo spirito e le forme, la
spontaneità e la regola, il riconoscersi e il frequentarsi…
La preghiera come una chiesa: la navata, le campate e le colonne…
Le preghiere cristiane come scuola di preghiera…
Le preghiere cristiane fra profondità e semplicità, fra solennità e familiarità, fra intimità e
comunità…
Le preghiere cristiane come parole e come atti…

Un tesoro da riscoprire. Invito alla preghiera

martedì 8 ottobre 2024

L’arte della preghiera. Non esiste vita cristiana dove non c’è preghiera: senza preghiera non si
progredisce nelle cose dello spirito, né si mette mano ad opere autenticamente apostoliche.
Varie sono le tipologie di preghiera cristiana, tra cui: la preghiera vocale, quella cosiddetta
mentale (meditazione), l’adorazione e la preghiera contemplativa, o anche detta preghiera del cuore.
Di fatto, non c’è situazione esistenziale che non possa essere volta in preghiera.
La preghiera è l’attuazione della nostra relazione filiale con Dio, è la frequentazione del
nostro Sposo e Maestro, è intrattenersi con gli angeli e i santi, sotto lo sguardo benevolo
di Maria. Pregare è stare al cospetto della Presenza divina, che già ci inabita per grazia; è
un’anticipazione della vita celeste, nella massima forma consentita all’uomo su questa terra.

“Chiunque ascolta queste mie parole”

giovedì 5 settembre 2024

Avvertiamo subito che questa terza meditazione ha un forte valore non solo spirituale, ma educativo. Nel nostro percorso annuale, viene in mente l’invito ricevuto da Giovannino: “mettiti immediatamente a fare loro un’istruzione sulla bruttezza del peccato e sulla preziosità della virtù”.
Tutta la Scrittura è abbondante nell’affermare che Dio è concreto e ci vuole concreti, che non basta sapere ma bisogna vivere. Intanto Gesù, Lui stesso, è “Via, Verità e Vita”: già questo significa che nel rapporto con Dio, e non solo, non basta solo un metodo (via), né solo delle conoscenze (verità), ci vuole la pratica (vita)! Ed è Gesù che ci ha detto che “chi opera la verità viene alla luce”, che ha rimproverato i farisei perché “dicono e non fanno”, che ci ha esortato a “mettere in pratica la Parola”. Ma poi ci sono le risonanze di san Paolo: certo, “l'uomo è giustificato per la fede indipendentemente dalle opere della legge” (Rm 3,28), ma quello che poi conta è “la fede che opera per mezzo della carità” (Gal 5,6).

“Fate attenzione a quello che udite!”

giovedì 5 settembre 2024

Accostiamo un’altra parabola della semina nel Vangelo di Marco. È quella comunemente chiamata parabola del “seminatore”. Vista così, mette in evidenza l’attività di Dio. Ma può essere anche vista come parabola del “seme”, e in questo caso viene in primo piano la ricettività dell’uomo. Infine – forse è l’indicazione migliore – la stessa parabola può essere vista nell’ottica della “semina”, e allora l’attenzione è sia all’opera del seminatore che alla condizione del terreno su cui cade il seme. Se nella precedente meditazione abbiamo messo in risalto il primato della parola e dell’opera di Dio, che ci chiede di rinunciare a realizzarci per conto nostro e non per conto di Dio – c'è una bella differenza fra una vita interpretata come autorealizzazione e autoredenzione, e una vita interpretata come vocazione e missione! – in questa seconda meditazione Gesù ci fa riflettere sull’importanza del nostro ascolto e della nostra collaborazione. In altre parole, la Parola va ascoltata, va accolta e va assunta come principio di discernimento della volontà di Dio.

“Ascoltate!”

giovedì 5 settembre 2024

Gli otto momenti si possono pensare così: il momento della salita (lectio, meditatio, oratio), la vetta (contemplatio), la discesa (consolatio, discretio, deliberatio, actio). Rispettano e rispecchiano il dinamismo del pensare, del sentire e dell’agire umano, rispettano e rispecchiano i modi di fare divini.

La mediazione materna di Maria

domenica 12 maggio 2024

Qui il legame fra Parola e preghiera diventerà ancora più stretto: la Parola non deve essere accostata principalmente in maniera intellettuale: più del molto sapere conta il gustare, più del capire conta il vivere, più del riconoscere il bene e il male conta fare il bene e distaccarsi dal male!

Non con le percosse, ma con la mansuetudine e la carità

lunedì 15 aprile 2024

Nel 'Sogno dei nove anni', Don Bosco apprende una lezione cruciale sull'importanza dell'umiltà e della mansuetudine nella formazione dei giovani. La voce celeste che gli intima di non usare la forza, ma di adoperare la dolcezza e la carità, segna un punto di svolta nella sua visione educativa. Questo episodio lo porta a modellare il suo approccio educativo sul modello di umiltà di Gesù e sulla guida di Maria, la madre di Gesù.
Gesù stesso incarna l'umiltà in modo supremo. Nonostante fosse il Figlio di Dio, scelse una vita di servizio e umiltà, invitando i suoi seguaci a imparare da lui. La sua vita e i suoi insegnamenti sono permeati dalla compassione e dalla disposizione a servire gli emarginati e i peccatori. La sua umiltà raggiunge il suo apice nella sofferenza e nella crocifissione, dove risponde con perdono e misericordia.
Maria, nell'Annunciazione e nel Magnificat, offre un esempio straordinario di umiltà e gratitudine. Nonostante il ruolo unico che le è stato affidato come madre di Gesù, accetta la volontà di Dio con umiltà e ringrazia costantemente per le sue benedizioni.
Riflettendo su questi esempi, comprendiamo che l'umiltà è fondamentale nella vita cristiana. Ci chiama a riconoscere la nostra dipendenza da Dio, a essere grati per le sue benedizioni e a praticare il perdono e la riconciliazione con gli altri.
In conclusione, l'umiltà, la mansuetudine e la carità sono pilastri della vita spirituale cristiana. Seguendo l'esempio di Gesù e Maria, ci impegniamo a coltivare queste virtù nella nostra vita quotidiana, promuovendo l'amore, il rispetto e la pace nel mondo.

La forza della mansuetudine e il distintivo dell’amorevolezza

domenica 10 marzo 2024

La testimonianza del sogno
Nel sogno dei 9 anni ci sono dei moti forti che per intensità saltano in evidenza e che nel
racconto acquistano una tale verosimiglianza, al punto da lasciare un segno non solo nella
memoria ma anche nel fisico, dettaglio che rimane vivido anche se narrato a distanza di
tanti anni: “All’udire quelle bestemmie mi sono subito lanciato in mezzo di loro adoperando
pugni e parole per farli tacere … Sembravami di avere le mani che facessero male pei pugni
che aveva dato, che la faccia mi duolesse per gli schiaffi ricevuti”.

Il mistero del nome 2: si conosce quello che si vive

domenica 11 febbraio 2024

1. Il nome nel sogno dei nove anni

Ascoltare una Parola che viene da fuori. All’inizio del sogno c’è una teofania: appare un uomo venerando, in virile età, nobilmente vestito di un manto bianco, con la faccia luminosa che non poteva rimirarlo. La voce che chiama Giovannino (mi chiamò per nome) viene da fuori e si presenta con un comando (mi ordinò), tutto il contrario del comprendere la vita come sogno da realizzare (il mito dell’autorealizzazione odierno). Nessuno si dà il nome ma lo riceve, non mi chiamo da solo. Nel nome è scritta la vocazione e in essa è inserito il metodo (non con le percosse ma con mansuetudine e carità), la missione/fine (guadagnare questi tuoi amici), il contenuto (istruzione sul peccato e sulla virtù).

Il mistero del nome 1: si conosce quello che si vive

domenica 7 gennaio 2024

Il punto intrigante è che mentre il nobile signore del sogno chiama Giovanni per nome, ma
non rivela a Giovanni il suo nome. Come è facile intuire, c’è ancora una volta in gioco il primato
e il mistero di Dio nella vita di ognuno.
Il punto d’arrivo sarà questo: non ci si capisce se non ci si mette in gioco!
Il punto centrale è poi il tema teologico presente nel tema biblico del “nome”: l’identità di
persona e missione. Lo si vede bene in Gesù e in Maria: Gesù è l’uomo riuscito perché ha fatto in
tutto la volontà del Padre. Maria è la creatura riuscita perché ha detto “eccomi”. Per noi vuol dire: il
mio vero nome è la mia missione, la mia vita è riuscita quando la mia missione è compiuta!
→ In concreto: più vivi la tua missione più sei originale, creativo, veramente libero, partecipe della
creatività di Dio. Meno vivi la tua vocazione e missione più sei seriale, prevedibile, praticamente
schiavo, allineato ai diktat del mondo

La chiamata all’impossibile 2: il buio e la luce di ogni vocazione e missione

lunedì 18 dicembre 2023

La dialettica di possibile e impossibile viene inoltre sperimentata come intreccio di chiarezza e oscurità, da cui il tema del cammino di fede e della necessità del discernimento: “non prestate fede a ogni ispirazione, ma mettete alla prova le ispirazioni, per saggiare se provengono veramente da Dio” (1Gv 4,1), ed “esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono” (1Ts 5,21).

La chiamata all’impossibile: gioia e croce di ogni vocazione

lunedì 13 novembre 2023

Il sogno è chiaramente una scena di vocazione e missione. La cosa è comprensibile: l’uomo è vocazione e missione! L’identità profonda di ogni uomo è vocazionale e missionaria. Ogni uomo è interpellato da Dio e coinvolto nel Suo disegno d’amore, e proprio così la sua vita diventa sensata e feconda. Non c'è niente di più bello che riconoscersi toccati da Dio, chiamati per nome e mandati nel Suo nome. È un’esperienza che riempie il cuore di umiltà e di coraggio, di fiducia e di speranza, di amore da ricevere e da donare; quantomeno, è un’esperienza che impedisce di vivere la vita come un tentativo arbitrario o un’impresa solitaria, con tutto lo strascico di sterilità e di tristezza che ne segue.

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