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4a domenica di Avvento con san Francesco d Sales

17 dicembre 2022

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Come canta la Chiesa, san Giuseppe è l’uomo giusto per eccellenza. Giusto infatti, nel senso che dà la Scrittura a questo aggettivo, è essere perfettamente unito alla volontà di Dio, essere conformi ad essa in ogni situazione, sia favorevole che avversa. E quanto doveva essere buono e giusto Giuseppe tanto che Dio poté affidargli il suo proprio Figlio e la sua santissima Madre!

Guardiamo ciò che di lui ci dicono i vangeli e vediamo che davvero egli fu in ogni circostanza obbediente e consegnato alla volontà del Padre.

Non hanno ancora iniziato a vivere insieme e vede la sposa già incinta, non può dubitare della lealtà e fedeltà di lei, che fare? La legge parla chiaro al riguardo, ma egli avverte qualcosa che lo supera e non è in grado di comprendere, è disposto a tirarsi indietro: se Dio è misteriosamente all’opera, egli nella sua grande umiltà si sente indegno di stare vicino a Maria. Vive un profondo tormento interiore finché Dio manda il suo angelo che gli annuncia il mistero che si sta compiendo in Maria e gli chiede di entrare, parte attiva, nel piano della salvezza. Parole chiare e misteriose insieme. Giuseppe le accoglie e obbedisce, la sua umiltà diventa generosa prontezza.

Non fa domande, non chiede spiegazioni o garanzie. Si mette disponibile a un piano i cui contorni gli sfuggono, si fida di Colui che lo chiama. E così sarà ad ogni svolta del cammino tracciato dal Padre di cui lui, modesto carpentiere di Nazaret, incarna i tratti della paternità più premurosa e delicata.

Lo vedremo a Betlemme mentre cerca un alloggio per la sua giovane sposa che sta per partorire. Proprio a Betlemme, la città dei suoi antenati, trova rifiuto e porte chiuse, eppure egli non protesta, non fa rimostranze facendo valere i suoi diritti e la sua dignità, ma molto semplicemente, con incomparabile dolcezza, accetta rifiuti e chiusure, anticipando quella mitezza che splenderà nella vita di suo Figlio.

Lo vedremo fuggire da Betlemme sollecitato da un comando dell’angelo, pronto a partire e a tornare a un cenno divino. Affidando sé e i suoi due tesori alla provvidenza, e insieme mettendosi interamente a loro servizio.

Ancora lo troveremo a Nazaret mentre procura il cibo con il duro lavoro delle sue mani a Colui che nutre gli uccelli del cielo… silenzioso, povero, modesto. Lui, salvatore del Salvatore.

Quante cose possiamo imparare per la nostra vita contemplando questo caro Santo. Ci insegna la semplicità, la prontezza nell’obbedire e la fiducia in Dio. Soprattutto ci mostra come “dobbiamo imbarcarci sulla barca della divina Provvidenza senza pane biscotto, senza remi, senza vele, senza provviste di alcun genere, e lasciare tutta la cura di noi stessi al Signore, senza repliche né alcun timore di ciò che ci potrebbe accadere”.

Il nostro cuore ama questo Santo benedetto perché ha nutrito Colui che è l’amore del nostro cuore. Lui che tante volte ha coccolato il Bambino Gesù e l’ha cullato tra le sue braccia, Lui che ha nutrito Colui che è la nostra vita, ci ottenga una grande pace interiore per progredire nell’amore verso il nostro Redentore.

 

Cfr "Opere complete" VI, TS 3°, 47 passim, TS 19°, 378 passim; XV, 33; XXVI, 373

 

O grande san Giuseppe, sposo amatissimo della Madre di Colui che amiamo, quante volte hai portato tra le tue braccia l’Amore del cielo e della terra, mentre, infiammato dai dolci abbracci e dai baci di questo divino Bambino, la tua anima si fondeva di piacere quando ti diceva teneramente all’orecchio (o Dio, quale soavità!) che tu eri il suo grande amico e il suo caro padre beneamato!

 

dalla preghiera dedicatoria del "Trattato dell'amore di Dio"

 

Riflessione a cura di suor Suor Maria Grazia Franceschini del Monastero della Visitazione - Moncalieri

 

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