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Uno sguardo sulla Beata Vergine Maria con san Francesco di Sales

30 maggio 2023

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“Maria – narra il Vangelo – si alzò e si recò con molta sollecitudine sulle montagne…”. La santa Vergine, sapendo che tale era la volontà di Dio, si mise in viaggio, mossa dall’amore e dall’umiltà. La carità infatti non è mai oziosa e genera energia e operosità nei cuori in cui abita. E Maria non solo era colma di amore, ma l’aveva ricevuto con tale pienezza da essere divenuta lei stessa amore. Aveva infatti concepito colui che, essendo tutto amore, aveva reso amore anche lei.


Essa viveva in continui atti di amore non solo verso Dio, cui era intimamente unita custodendo ogni sua parola e compiendo in tutto la sua volontà, ma anche verso il prossimo di cui desiderava ardentemente la salvezza.


Essa va con prontezza verso le montagne di Giuda, una prontezza esente da ogni ansia o agitazione. Maria infatti non bada che a Colui di cui è colma e non respira che Lui. Anche san Giuseppe, che la accompagna, non aspira che al Salvatore che misteriosamente gli fa avvertire la sua presenza e gli tocca il cuore. Viaggio santo e benedetto dove il Salvatore è per loro bastone, mantello e piccola borraccia di vino che li inebria.


Maria si recò dunque presso la cugina per condividere con lei la gioia per la benedizione con cui il Signore l’aveva benedetta dandole un figlio nella sua vecchiaia. Andò per servirla e offrirle tutto l’aiuto possibile. Andò per donarle la consolazione di conoscere il compimento dell’attesa di tutti i profeti nel mistero dell’incarnazione che si era realizzato in lei, andò infine per portare pienezza di benedizioni e di gioia alla casa di Zaccaria e al bambino che ancora doveva nascere.


Dio, che è uno e vuole e ama in tutto l’unità, ha operato in Maria delle unioni mirabili in cui risalta la potenza del suo amore. Innanzitutto ha realizzato nel suo grembo l’unione della natura divina con la natura umana. Unione così elevata che supera tutto ciò che la nostra mente può concepire: quanto vi è di più elevato e quanto vi è di più basso, la somma perfezione e la somma miseria, e tuttavia talmente unite da costituire una sola Persona per cui l’uomo, senza cessare di essere uomo, è Dio e Dio, senza cessare di essere Dio, è uomo.


In Maria Dio ha operato anche l’unione, impossibile a livello di natura, fra la verginità e la maternità, così che Maria è vergine e madre insieme.


Infine Dio ha realizzato perfettamente in lei l’unione di una altissima carità e di una profondissima umiltà. Carità e umiltà umanamente parlando sembrano agli antipodi. La carità innalza e dilata l’anima, l’umiltà la abbassa sotto tutte le creature. La natura della carità è di salire, quella dell’umiltà è di discendere. Tuttavia carità e umiltà sono inseparabili tanto che non c’è vera carità che non sia umile, né autentica umiltà che non sia piena di carità.


Tutto ciò splende mirabilmente nel mistero della Visitazione e nel canto che Maria innalza quando riceve la lode di Elisabetta: “La mia anima fa grande il Signore… perché ha guardato alla bassezza della sua serva”.


Maria che si era proclamata serva del Signore, consapevole che umiltà e carità non sono perfette se non si riversano sul prossimo, si reca presso l’anziana cugina per mettersi a sua disposizione. E in risposta alla lode che questa le rivolge Maria canta le grandi cose compiute in lei da Dio, quasi dicesse a Elisabetta: ‘Tu mi proclami beata, e lo sono veramente, ma tutta la mia felicità proviene dal fatto che Dio ha guardato al mio nulla. È la mia bassezza che ha attirato nel mio grembo il Figlio di Dio, per questo tutti mi diranno beata’.


cf: OA IX, 157 ss; X, 61 ss; XIV, 324


Alcune considerazioni

Se solo due Sermoni di FdS, tra quelli raccolti, sono dedicati al mistero della Visitazione, nei suoi scritti le ricorrenze del vangelo di Luca che narra questo evento sono ben più numerose. E consentono di dire che questo “piccolo mistero gioioso” segna profondamente il suo pensiero, la sua lettura del mondo e del mistero stesso di Dio.


Visitazione è visita accolta, “visita e accoglienza”.


Dal punto di vista di Maria infatti è un muoversi verso la cugina per visitarla, da parte di Elisabetta è un accogliere la visita di Maria. Questo è il movimento stesso della amicizia ed è precisamente ciò che vive la Santissima Trinità, dove lo Spirito Santo, ci dice FdS, è l’ineffabile amicizia tra il Padre e Figlio.


Tutti gli interventi di Dio nella storia della salvezza sono state ‘visite’, e sono divenute ‘visitazioni’ provvidenziali quando hanno incontrato l’accoglienza e la corrispondenza dell’uomo. *

  • Proviamo a guardare anche la nostra storia personale in questa prospettiva. Chiediamoci quando e come siamo stati visitati da Dio, quando e come è sbocciata ‘una visitazione’ nella nostra vita… Molto probabilmente troveremo di che cantare pure noi il nostro piccolo Magnificat e rinnovare la nostra fiducia in Lui.

  • Possiamo anche considerare che, se Dio nel suo mistero è ‘visitazione’, è a immagine di un Dio ‘così’ che siamo creati. Lo siamo dunque per vivere una relazione di amicizia, visitazione appunto, con Lui e con i fratelli… tornare a scoprire sempre di nuovo questo orizzonte forse ci chiederà di raddrizzare qualche cosa nel nostro vissuto, ma donerà pace al cuore e senso al nostro cammino.

 

suor Mariagrazia Franceschini dell’Ordine della Visitazione di Santa Maria


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