PRACHARBON – UNA RETE DI CUORI
- Adma Don Bosco
- 11 giu
- Tempo di lettura: 2 min
Il mio sacerdozio è cresciuto nell’insegnamento ai chierici, nell’ascolto delle consacrate e nell’accompagnamento delle famiglie. Per me dire “Pracharbon” è dire esperienza di Chiesa: presenza di Gesù e Maria, comunione di laici e sacerdoti, consacrati e consacrate, uomini e donne, grandi e piccoli, famiglie e famiglia salesiana. Vuol dire fede e amicizia, esercizi e vacanze, impegno e leggerezza, silenzio e canto, adorazione e servizio, conversione e maturazione, educazione e restituzione.

Dire “Pracharbon” è per me il cuore che si riempie di ammirazione e commozione, di gioia e gratitudine: tanta grazia e tante grazie, bellezza del carisma salesiano, dove si vive tutto per amore e nulla per forza, fecondità di quella porzione della Famiglia salesiana che è l’Associazione dei devoti di Maria Ausiliatrice. Niente di speciale e tutto speciale. Gli ingredienti del “campo estivo” sono quelli di tutti e di sempre nell’ambito degli esercizi spirituali cristiani, ma l’impasto è speciale, non tanto programmato dall’uomo ma ispirato da Dio. La regia è nettamente quella di Maria, la sapienza e la gioia spirituale quella di don Bosco, i dettagli radicati nell’esperienza dei sacerdoti e giovani che ci hanno preceduto e accompagnato. Come non ricordare don Domenico Rosso e don Pierluigi Cameroni?
Tra i punti fermi maturati nel corso dei 20 anni di cui facciamo memoria grata, il primo è senz’altro quello di un grande amore per Gesù e Maria, sperimentati come presenti, operanti e inseparabili: da qui la centralità della Parola, dell’Eucaristia e della Riconciliazione, e le relative immancabili pratiche dell’Adorazione, del Rosario, della consacrazione e dell’affidamento a Maria. Altro punto fermo, ispirato alla sapienza pedagogica di Don Bosco, è quello di non limitarsi a eventi, neanche solo proporre corsi, ma offrire percorsi, perché la continuità e la quotidianità, l’essere fedeli e il saper ricominciare sono decisivi: esiste un tema formativo che accompagna tutto l’anno in sintonia con i cammini della Chiesa e della Famiglia salesiana, esiste l’accompagnamento personale e di coppia, vi è la cadenza di ritiri mensili e l’ora di preghiera del 24 di ogni mese. Terzo punto fermo è il timbro familiare: gli esercizi sono per tutti, particolarmente per gli sposi, ma non senza i loro figli e figlie, che a loro volta fanno esperienza ricreativa e formativa, di divertimento e di servizio. Spirito di famiglia vuol anche dire solidarietà concreta, affettiva ed effettiva, con le famiglie o le persone più povere: un’esperienza di popolo né minimalista né elitaria, un’autentica rete di preghiera e di solidarietà. E vuol anche dire stile di accuratezza e di flessibilità, dove gli aspetti organizzativi non prevalgono sul primato delle relazioni.
Il Signore continui a benedire abbondantemente questo appuntamento annuale nell’intimità con Dio, nella bellezza della natura, nella gioia dell’amicizia cristiana.
Don Roberto Carelli
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