L’eterno riposo. La solidarietà spirituale dei Cristiani
- Adma Don Bosco
- 14 giu
- Tempo di lettura: 4 min
In comunione spirituale
La Chiesa è sconfinatamente più grande di quel che si vede! Essa si estende a regioni che ci sono ora inaccessibili, di cui non possiamo avere esperienza, eppure sappiamo con certezza di fede che ne fanno parte.
Vi è un solo Corpo di Cristo, che è la Chiesa. Ma i membri di questo Corpo sono attualmente dislocati in stati diversi: parte nella gloria, a godere eternamente di quel Signore che hanno amato e servito in vita; altri, concluso il percorso terreno in amicizia con Dio, attendono ancora alla loro purificazione, non come una punizione imposta dall’esterno, ma come esigenza d’amore per poter godere della santità di Dio; ed infine noi tutti, che camminiamo lungo le strade della vita, avanzando verso il Signore.
L’unità del corpo ecclesiale è tale che l’unica e medesima vita divina, la grazia, circola liberamente tra tutti i membri che restano nello spazio di questa comunione. È questa la radice di ogni altra comunione, della concordia e del mutuo affetto.
Il fatto che si tratti di beni spirituali non deve alleggerire la loro portata reale, quasi si trattasse di qualcosa che sta ai margini della realtà. «Spirituale» equivale a «sommamente reale», sebbene espressione d’una realtà immateriale e, dunque, invisibile ai sensi.
I beni di grazia, poi, –– a differenza di quanto accade nell’economia monetaria –– possono agire solidariamente a vantaggio di altri, senza con ciò impoverire i loro possessori. Ecco perché possiamo godere sin d’ora dell’intercessione della Vergine e dei Santi, e siamo chiamati al contempo ad essere generosi di suffragi per i defunti. Qui trova posto la preghiera L’eterno riposo.
La carità della preghiera
Se è benemerita la solidarietà nei beni di prima necessità, quanto più tornerà gradita la solidarietà nei beni spirituali, che è l’unica cosa che occorre ai fedeli defunti ancora bisognosi di purificazione! Non a caso, pregare Dio per i vivi e per i morti è un’opera di misericordia spirituale, un genuino atto di carità.

A questo proposito, il purgatorio non va inteso come una sorta di “punizione” inflitta da Dio, che mal si concilierebbe con la sua disponibilità al perdono. Paradossalmente, l’esigenza del purgatorio può essere compresa solo a partire dall’amore misericordioso di Dio. Contemplare il Volto di Dio, vederlo «faccia a faccia» (1Cor 13,12), è infatti il termine di ogni desiderio umano; ciò richiede un amore dilatato, indispensabile per accedere all’intimità d’una tale comunione. Nel caso –– piuttosto comune, nella convinzione abituale della Chiesa –– che tale grado d’amore non sia stato raggiunto in vita, occorrerà un esercizio supplementare di carità, che si attua a modo di purificazione. Ecco dunque il purgatorio: una grandiosa attestazione di misericordia, escogitata dalla benevolenza divina perché anche i «timidi nell’amore» possano godere della felicità che è Dio.
Le anime purganti amano Dio irresistibilmente, sebbene siano ancora private della sua visione: ecco in cosa consiste propriamente la loro pena, il «fuoco purificatore» del purgatorio. Nondimeno, sperimentano il desiderio di tale purificazione, avvertita come necessaria e, dunque, pienamente accolta.
La pratica dei suffragi –– di cui L’eterno riposo è forse l’espressione più comune –– ci consente di prendere parte a quest’opera di purificazione, in forza di quella solidarietà nei beni spirituali che nella Chiesa è reciproca: dal cielo alla terra (intercessione) e dalla terra al cielo (suffragio). Così facendo, possiamo «prestare» ai nostri fratelli defunti quanto a loro come singoli manca, ma la Chiesa nel suo insieme già possiede e può dunque parteciparlo anche a loro.
Quanto dovranno essere grati a chi, potendo sulla terra liberamente disporre dei propri atti, preghiere e meriti, li indirizza proprio a loro, per abbreviare la loro purificazione col prenderne parte! Giunti presso Dio, non mancheranno di intercedere per i loro «benefattori»! Recitare frequentemente L’eterno riposo è un modo semplice ed efficace per praticare la carità del suffragio: è meritorio recitarlo per i nostri cari e amici defunti, ma anche quando veniamo a conoscenza della morte di una persona, di un fatto brutale di cronaca, quando passiamo davanti ad un cimitero… la carità d’un L’eterno riposo non si nega a nessuno!
«Splenda ad essi la luce perpetua, riposino in pace»
Pregando L’eterno riposo, imploriamo per i defunti luce e riposo: riposo (requiem) dopo le vicissitudini e gli affanni terreni, luce per varcare la soglia per noi oscura della morte. Scendere in altri dettagli immaginifici sarebbe arrischiato, e L’eterno riposo saggiamente tace. D’altronde, quando si è chiesto a Dio di ammettere i nostri defunti a godere la luce del suo volto, che altro si dovrebbe ancora aggiungere? Non è forse Lui la nostra luce e la nostra pace, il nostro tutto?
Se potessimo vedere la realtà come la comprendono ora i nostri defunti! Sorrideremmo probabilmente di alcune preoccupazioni che ora ci sembrano imponenti e, invece, cominceremmo a preoccuparci seriamente di altre cose che ora consideriamo marginali.
Ascoltiamo quanto i nostri cari defunti ci sussurrano: Se vedeste le cose come le vedo io … Se sapeste il valore dei piccoli sacrifici nascosti, che alla fine della vita danno indicibile consolazione! Se conosceste quanto valgono al cospetto di Dio la perseveranza nella carità, la fedeltà agli impegni di vita assunti, la sopportazione silenziosa, … Se poteste comprendere la preziosità della preghiera d’intercessione e di suffragio, quante cose cambierebbero in voi!
Don Marco Panero, SDB
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